«Bullismo omofobico, sempre più nelle scuole»

INDAGINE. Arcigay
ROMA
Bullo e omofobo: una somma di qualità negative che a quanto pare riguarda uno studente italiano su cinque. Un «esercito» potenziale di più di mezzo milione di adolescenti delle scuole superiori. Che prendono in giro, offendono, minacciano, picchiano, umiliano i loro coetanei che sono, o sembrano, omosessuali. Il dato emerge da un’indagine di Arcigay, la prima in Italia a dare un’idea del problema e della diffusione del bullismo omofobico, motivato dal disprezzo nei confronti dell’omosessualità. L’associazione, attraverso due ricerche, ha messo in luce la gravità del fenomeno: questo tipo di bullismo riguarda una fascia di età dai 5 ai 25 anni, con un picco che va dai 12 ai 17 anni. Gli atti avvengono prevalentemente in classe, con o senza supervisione degli insegnanti. Come conseguenza delle aggressioni, molte verbali, la maggior parte delle vittime ha riportato disagio psicologico, insuccesso scolastico ed emarginazione.
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Frocio, ricchione, culo, busone, finocchio. Quasi non esistono studenti italiani che non abbiano sentito almeno una volta parole del genere pronunciate a scuola all’indirizzo di qualche compagno o di sé stessi. Se finora questa poteva essere una convinzione nata dall’esperienza personale, adesso abbiamo una conferma statistica basta su uno studio che l’Arcigay ha realizzato in collaborazione con il ministero del Lavoro, salute e politiche sociali.

Nelle scuole italiane, però, non ci si limita alle offese:

due terzi degli studenti che frequentano la scuola secondaria superiore ha udito epiteti omofobi e prese in giro nei confronti di maschi. Per uno studente su cinque queste espressioni fanno parte della vita scolastica quotidiana. Uno studente su 13 ha assistito almeno una volta nell’ultimo mese ad aggressioni omofobe di tipo fisico (calci e/o pugni fino a molestie sessuali), nonostante la maggioranza degli insegnati dichiari di non esserne al corrente. Il 20% dei ragazzi ha commesso almeno un atto riconducibile al bullismo omofobico mentre il 4% dichiara di essere stato vittima di aggressione.

Un po’ meno diffuso il bullismo che prende di mira le ragazze lesbiche, anche loro comunque prese di mira. L’incubo in genere comincia alle medie (superiori di primo grado) e continua alle superiori.

I momenti peggiori sono l’ora di educazione fisica - che tanti ragazzi gay cercano di evitare - e il momento della mensa, quando il bullismo si può esplicare senza controllori. Ma anche le altre ore di lezione non sono esenti.

E le scuole e i professori spesso chiudono gli occhi e fanno finta di non vedere. Al punto che diversi istituti - soprattutto al Sud e nel Nordest - si sono rifiutati di partecipare alla ricerca. I risultati comunque mostrano che c’è moltissimo da fare e che il passo più importante è coinvolgere gli operatori della scuola a tutti i livelli: dai dirigenti fino ai collaboratori scolastici

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